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Alla scoperta della Norvegia

Tre itinerari in un lontano paese del nord



I giorno

Antonella and Dario Il viaggio comincia sotto una cattiva stella, o meglio, la nostra saggezza viene messa fortemente in dubbio. Al secondo cambio di treno, complice anche la sovrabbondanza di bagagli da trasbordare (9 borse + 2 sacchi a pelo + 1 tenda più due borsoni con le bici?) dimentichiamo la tenda sul treno. Ci ritroviamo dunque ad Amburgo, con il grave dilemma se far finta di niente e regalare alle ferrovie tedesche la nostra tenda appena regalata, o interrompere il viaggio e tentare di recuperarla. Optiamo per la seconda opzione, e grazie al tedesco dell'Anto e ai prodigi della telematica, riusciamo nel giro di un paio d'ore a recuperare il prezioso riparo e spostare la prenotazione del traghetto per la Danimarca al giorno dopo. Pernotteremo ad Hirstshals, in un ameno camping a picco sul mare e un bel tramonto sullo sfondo. Il rimontaggio delle bici richiede più del doppio del tempo preventivato, ma alla fine i due mezzi sembrano garantire tutte le funzioni essenziali. Un successo.



II giorno - I tappa Kristiansand - Mandal - 65 km

Il cielo non promette nulla di buono. Riusciamo a ripiegare la tenda giusto prima che inizi a piovere e sotto il diluvio ci dirigiamo all'imbarco. Riusciamo a farci concedere un buco nel deposito della Color Line per le borse porta bici, e ci imbarchiamo, mizzi. Il tempo fa schifo, ma migliora sensibilmente verso la Norvegia. A Kristiansand c'è pure il sole, ci procuriamo all'ufficio turistico il bellissimo libretto della ciclabile A1, e ci avviamo lungo il percorso. Che si dimostra immediatamente molto bello, vario, ben segnato, tra boschi, laghetti e amene periferie. Senonchè ricomincia a piovere. Due ore abbondanti, e già penso a quando l'Anto mi chiederà il divorzio. Verso sera smette, e dal balcone della casa che ci ospita per la sera, ci godiamo anche un pregevole tramonto molto rosso, verso le 23.



III giorno - II tappa - Mandal - Vanse - 73 km

Il tempo è bello, e la ciclabile per non rammollirci inizia con uno sterrato nel bosco in mezzo alle mucche con rampe da cappottarsi. Superata indenne anche la successiva ripidissima discesa ed eroicamente liberata la carreggiata da un albero (!!) che la ostruiva, ci avviamo lungo la strada asfaltata.

Qui cede la valvola della mia ruota posteriore, e la riparazione mette in luce una condizione a dir poco pietosa del copertone, che mostra segni evidenti di non avere in programma di durare per molti altri chilometri. Lo sistemiamo alla bellemeglio con dello scoc americano fornitoci da un cicloturista svizzero con cui facciamo conoscenza, Cedric, che poi incontreremo spesso. E ripartiamo. Gli esimi tracciatori del percorso non si risparmiano le segnaletiche, ma neppure una rampa micidiale e altre due salite spezza gambe. Arrivati a Lyngdal sostituiamo il mio copertone che ha generosamente resistito fino a là, e evitate tre gocce di pioggia prendiamo una scorciatoia verso Farsund. Lì l'unico campeggio è in zona industriale, con una terribile puzza, così facciamo un ulteriore sforzo e arriviamo a Vanse, dove un affittacamere ci concede uno spiazzo per piantare la tenda e l'uso del bagno per una cifra accettabile. La pioggia tenta di rovinarci la cena, ma la freghiamo con un tavolo sotto una tettoia. In preda alla smania di cibo cuociamo cous cous per almeno 4 persone. Strano a dirsi, non riusciamo a terminarlo, ma, compattato, verrà riciclato come tortino per la colazione. Il padrone ci dice che può essere che arrivi della gente a giocare a golf. Noi stupiti gli facciamo notare che sono già le 21.00, e lui ci dice che fino alle 24.00 giocano tranquillamente. Fortunatamente non viene nessuno.



IV giorno - III tappa - Vanse - Ana-Sira - 91 km

Tappa impegnativa, accompagnata però da un tempo stupendo e su un percorso vario e piacevole (vedi foto pagina successiva). L'inizio è fatto di lunghi saliscendi morbidi (non fosse per un vigliacchissimo vento contrario), poi si sale un po' di più, lungo un lunghissimo fiordo e qualche lago. A pranzo campeggiamo nel prato inglese di una scuola, poi per risparmiare un po' di dislivello e chilometri andiamo a caccia di emozioni sulla statale in galleria. Ma è corta e poco trafficata, così sopravviviamo. Dopo una impegnativa salita su stradina secondaria e un ultimo pezzo sulla statalona, il percorso ci porta sulla statale vecchia, tutta per noi e in ottime condizioni. Dopo un paio di rampe ghiaiose assolutamente impedalabili, con il solito lago in mezzo (vedi foto pagina successiva, giungiamo a Flekkefjord, dove facciamo spesa un minuto prima della chiusura (fa notte alle 23.50 ma chiudono i negozi alle 18.00?) e ci ingozziamo con un gelato pesantissimo. Che però ci fornisce le energie necessarie per la successiva risalita, verso gli ennesimi lago, nell'ultimo dei quali ci concediamo un bagno da nudisti, in un'acqua molto trasparente e a temperatura piacevole.

Purtroppo due tedeschi ci hanno preceduto (ma loro avevano la moto, non vale?) soffiandoci un favoloso posto tenda in riva al lago, così procediamo fino al paese dopo, dove chiediamo ospitalità ad una famiglia che ci concede un pezzo di giardino per piantare la nostra tenda. Divorati dai moschini, ceniamo velocemente chiusi in tenda e crolliamo.



V giorno - IV tappa - Ana-Sira - Brusand - 76.2 km

Il tempo è ancora spettacolare, facciamo due chiacchiere con i nostri ospitanti, e partiamo con calma, dopo la colazione a bordo fiume in paese. La strada inizia subito a salire decisa, alla ricerca del solito lago, e in senso contrario, lanciato in discesa a velocità folle, incontriamo un tipo con bici e carrellino al seguito. Sul carrellino, un cane si gode tranquillo il viaggio. Dopo una lunga ma piacevole salita arriviamo alla cima Coppi dell'A1 situata a 275 metri. Dalla cima della collina qualche metro più in su si gode di una spettacolare visione dei 300 km intorno.

Poi si scende di nuovo fino al mare, in un fiordo con dei roccioni incredibili e degli altrettanto incredibili tunnel scavati nei roccioni. Ovviamente si risale? dopo qualche chilometro il libretto annuncia una nuova ex statale dimessa. Solo che questa volta è una statale del 1800, sterrata, in mezzo al nulla, con continui saliscendi qua e là qualche rampa improponibile.

L'ora del tardo pomeriggio e un cielo coperto e minaccioso, danno al tutto un'aria piuttosto lugubre, e salutiamo con un certo sollievo il ritorno alla civiltà. Che paghiamo con un forte vento contrario fino al camping.



VI giorno - V tappa - Brusand - Stavanger - 82.7 km

Il bagno nel mare del nord fornisce un'ottima sveglia, pur non potendo durare più di 7 secondi, vista la temperatura dell'acqua. Il clima è perfetto per macinare chilometri, cielo sereno, assenza di vento e sole caldo al punto giusto. La ciclabile costeggia il mare per un lungo tratto e incontriamo anche il ponticello instabile che si vede in tutte le descrizioni fotografiche del percorso.

Dopo un frugale pranzo nel prato di una chiesetta dove riusciamo a far scattare l'allarme nel tentativo di entrare a visitarla, il tempo si fa bigio e una atmosfera da autunno deprimente ci accompagna fino alla sterminata periferia di Stavanger. Non piove, ma è proprio triste, mi ricorda i fine estate in montagna quando i miei amici tornavano in città e io rimanevo su da solo. La città è un susseguirsi di casette norvegesi e pub, più il museo del petrolio, doveroso omaggio alla causa principale della notevole ricchezza dello stato norvegese, che si permette pure di dare qualcosa come 1500 euro all'anno ai giovani che si iscrivono (gratuitamente!) all'università. L'ospitalità dei nostri amici Servas è ottima, e ceniamo alla norvegese con un sacco di affettati, con due enormi pastori irlandesi che tentano di servirsi dal piatto di portata, fortunatamente senza successo.



VII giorno - VI tappa - Stavanger - Sveio - 101 km

Mentre ci ingozziamo con una colazione regale, cadono le ultime gocce di pioggia, e siamo pronti per ripartire. Usciti dalla periferia della città inizia una bellissima ciclabile che segue la costa ovest, ma noi la abbandoniamo alla ricerca della maggiore velocità garantita dalla strada principale, dato che stiamo rischiando di perdere il traghetto che deve portarci sulla prossima delle molte isole in cui nel frattempo la Norvegia si è sbriciolata. Il Ferry è un missile e il panorama notevole, così come notevole è il paese di Skundeshaven dove sbarchiamo. Poi il paesaggio si fa più selvaggio, ci sono anche un sacco di mirtilli e di eriche, la costa è molto bella. Prova di nuovo a piovere, dopo che i nuvolosi grigi ci hanno girato intorno per un bel po'. Ma dopo neanche dieci minuti si pente. Un ponte ci riporta sul continente e ad Haugesund per interrompere la tappa, che si preannuncia lunghetta fino a Sveio dove ci attende la prossima famiglia Servas, facciamo sosta gelato + controllo posta elettronica. Rinfrancati ci rimettiamo in viaggio, la strada è pressoché deserta, e la luce della sera piacevole. Arrivati a Sveio scopriamo che la famiglia che cerchiamo abita a 6 chilometri, sperduta nelle campagne, ma riusciamo a compiere l'ultimo sforzo, e veniamo ripagati da una casa bellissima ed una cena a base di ottimo minestrone di spinaci e salmone col burro. La padrona di casa, australiana, ci prende in giro per la performance di Berlusconi al parlamento europeo?



VIII giorno - VII tappa - Sveio - Osyøro - 100 km

Ha piovuto tutta la notte, ma ovviamente quando noi consumiamo l'ultimo panino al salmone della nostra colazione, smette. Rapida sgambata fino a Buavåg, dove ci attende il prossimo traghetto, sul quale rischiamo di fare anche il viaggio di ritorno per una eccessiva tranquillità nell'apprestarci a scendere. L'isola successiva è "l'isola delle eriche", e ce ne sono davvero tante, così come di fragole. Il panorama si fa più boscoso e montano, e due pontoni da più di un chilometro l'uno, entrambi perfettamente muniti di ampia ciclabile, ci conducono all'isola successiva. Qui la ciclabile è un po' più movimentata, ma non sale troppo. Ceniamo sul successivo ferry, con tanto di fragoloni di dessert, coltivati ma mille volte più saporiti dei nostri. Approdati nuovamente sul continente, l'Anto vorrebbe fermarsi in un affittacamere, che io però trovo squallidissimo oltre che un po' caro, così, complice la bellissima serata, la convinco a pedalare ancora un po' per cercare un posto dove piantare la tenda. L'ancora un po' diventa parecchio, anche per colpa di una vasta area militare che mi sottrae dei posti adattissimi al nostro campeggio. Seguendo il consiglio di un ciclista locale ci inerpichiamo lungo una stradina laterale ripidissima, alla ricerca di un posto che lui definisce stupendo. Dopo 5 chilometri decidiamo di rinunciare al posto stupendo e ci piazziamo nel giardino di una casa abbandonata, sperando sia effettivamente tale.



IX giorno - VIII tappa - Osyøro - Bergen - 33.8 km

Durante la notte non piove e nessuno chiama la polizia, così al mattino riprendiamo il viaggio, fermandoci per la preghiera mattutina fra i ruderi di uno dei primi conventi della Norvegia. Poi una lunga valle boscosa ci conduce ai 230 metri del gran premio della montagna, dove l'Anto decide che si merita un gelato. La discesa è come sempre assai piacevole, e una ottima ciclabile ci conduce fino al centro di Bergen, la prima vera città che incontriamo. Qui aiutati da internet e da una libreria cerchiamo di pianificare la terza parte del nostro viaggio che ancora non è definita, quindi, dopo una visita alla città, 4 etti di salmone al mercato del pesce e due roller Kebab, ci imbarchiamo sulla nostra nave da crociera dove passeremo i successivi tre giorni.



X - XI - mezzo XII giorno

Il nostro fisico temprato dai 630 km già nelle gambe, mal digerisce la mollezza della vita di crociera, in mezzo a signori di mezza età che si trascinano stancamente da un pasto all'altro e a coppie in evidente luna di miele decisamente più soft della nostra. Il panorama è però effettivamente molto bello, e anche un po' di svacco in cabina non è poi male, così come i pasti a base di pane burro e salmone, decisamente più economici di quelli serviti sulla nave, ma assai gustosi. Due volte si lasciamo tentare dalla colazione a bordo, dove, per la modica cifra di 12 euro a testa, ci abbattiamo sul buffet per non meno di un'ora consecutivamente, incamerando il cibo che ci occorre per arrivare alle 21 senza più toccare alimento. Superiamo il circolo polare artico e ci sorge il dubbio che ci accompagnerà fino al ritorno: in questa stagione c'è l'ora solare o l'ora legale? Cioè, il sole a mezzanotte è davvero a mezzanotte o bisogna aspettare l'una?



Seconda metà del XII giorno - IX tappa - Bodø - Bodø - 20 km

Quando finalmente scendiamo dalla nave, appare subito evidente che la nostra buona stella si è offesa per l'eccesso di mollezze. Così siamo costretti ad implorare l'impiegata dell'ufficio turistico se per cortesia potesse andare a ritirarci un biglietto del treno che non riusciamo ad andare a comperare visto che la biglietteria della stazione ha chiuso dieci minuti prima del nostro sbarco e aprirà mezzora dopo il nostro ultimo traghetto utile per proseguire il viaggio. Ma non è finita. Con pazienza certosina riusciamo a mettere in fila una combinazione di autobus + ferry + pedalata che ci permette di beccare il preziosissimo traghetto che ci dovrebbe portare a Nordfold e che fa solo due corse alla settimana. Senonchè durante il trasferimento in autobus lo stoccaggio nel bagagliaio è fatale ad un raggio della mia ruota posteriore, e i successivi 10 chilometri pedalati fanno bucare la ruota posteriore all'Anto, occasione nella quale ci accorgiamo che il copertone è molto danneggiato e bisogna assolutamente cambiarlo (per la terza volta in 1 anno!!!). Così ci rassegniamo a tornare indietro e cambiare programma, e a Bodø piantiamo mestamente la tenda nel giardino di una famiglia Servas che purtroppo quel giorno è partita per le ferie. I vicini ci guardano malissimo. Peccato, perché il percorso come si vede dalla foto prometteva bene.



XIII giorno - X tappa - Bodø - Fiskebøl - 58 km

La giornata è stupenda e il nostro stellone, a dispetto del numero del giorno, torna a splendere. Il negozio di biciclette ci fa pagare un capitale, ma ci ripara i mezzi e ci spiega che il copertone dell'Anto continuava a rompersi perché il cerchione aveva un difetto di fabbrica e tagliava come un coltello. Dedichiamo la giornata al riposo in spiaggia, e alle 17 ci imbarchiamo, destinazione Isole Lofoten. La traversata è bellissima, il cielo terso, le isole si stagliano all'orizzonte come delle Alpi che spuntano dal mare, e io sono talmente suggestionato dai resoconti di altri cicloturisti che parlavano di pioggia pressoché costante, che sono quasi commosso da tutto questo azzurro. Arrivati a Svolvaer decidiamo che una serata così non si può passare dormendo, così montiamo in sella e partiamo in direzione Fiskebøl, sulla strada deserta, una luce stupenda e l'aria tersa. Ad un certo punto l'Anto smette di parlarmi, e io inizio a temere che ne abbia piene le scatole ma vedendomi troppo entusiasta della pedalata notturna non abbia il coraggio di dirmelo. Invece si sta solo godendo la serata. A mezzanotte facciamo la nostra brava foto, ma il tarlo del dubbio sull'ora legale ci rode. Pedaliamo fino all'una e mezza, ma a quell'ora il sole è dietro un paio di isole più ad ovest, così non riusciamo a risolvere il nostro dubbio. Questo non ci impedisce di montare la tenda in una baia deserta e di crollare addormenti nonostante la luce sia quasi da giorno.


XIV giorno - XI tappa - Fiskebøl - Vågan - 70 km

Le poche ore di sonno, la strada sterrata e il vento contro, ci fanno partire molto poco di buona lena. In più il sole è grigetto e dopo non molti chilometri ci imbattiamo in un tunnel che passa sotto il mare, in discesa per un chilometro e mezzo, e in salita per altrettanto.

Sotto è freddo, molto umido e molto buio, fortunatamente c'è un marciapiedi per le bici. Tornati alla luce, la strada molto poco frequentata segue la costa nord dell'isola di Austvågøya per poi sca-valcare su un ponte il Raftsundet (dicono sia il tratto di mare più pescoso al mondo)

e costeggiarlo poi per un lungo. La strada non è male, il vento è sempre contro, e nella pausa pranzo mi concedo altri 8 secondi di bagno nel mare. La tappa prosegue piacevolmente (vedi foto sotto) fino a Holand, dove la guida (fatta meno bene di quella della ciclabile a sud, e non molto utile nel complesso) dice esserci un traghetto che porta a Svolvaer. Purtroppo la guida dimentica di dire che la fermata è facoltativa e viene effettuata solo telefonando per tempo alla compagnia navale. Noi siamo sprovvisti, con grande stupore dei norvegesi, di telefono cellulare, e ovviamente non ci sono telefoni pubblici nel raggio di 30 chilometri, però fortunatamente i norvegesi sono gentili e un vicino del porto fa la telefonata al nostro posto. Arrivati con quasi un'ora di anticipo al porto, ci concediamo una pausa di pieno relax, con sedie a sdraio e lettura del nostro libro da viaggio: "Opinioni di un clown", di Heinrich Böll. Il Ferry ci riporta a Svolvaer e da qui riusciamo a trascinarci fino al successivo campeggio più a sud, lungo la trafficata strada costiera.



XV giorno - XII tappa - Vågan - Blåtinden - 92.5 km

Pane burro e marmellata e partenza tranquilla, lungo la statale non troppo trafficata. La deviazione per Henningsvaer, chiamata la Venezia delle Lofoten, serve solo ad arricchire il patrimonio di chilometri giornalieri, dato che il paese è molto mediocre. Tornati sulla statale il traffico è aumentato, così come il vento, ovviamente contrario, e un tratto assai noioso ci conduce all'ennesimo pontone, che ci porta all'isola successiva di Gimsøya. Qui il percorso abbandona la statale per aggirarla nelle lande desolate della costa nord, suggestiva quanto deserta. In corrispondenza del successivo ponte che ci porta all'isola di Vestvågøya, si torna sulla statale, dove ritroviamo il sole. Le gambe sono stranamente stanche e neppure la raccolta dei mirtilli le rinfranca. Poi scopro che abbiamo già fatto 90 chilometri contro i 70 che pensavo, e capisco il motivo. In campeggio troviamo pure una piastra elettrica su cui cuocere il nostro risotto Star, e scopriamo che così è molto più commestibile che cucinato sul fornello a gas. Sembra quasi buono!



XVI giorno - XIII tappa - Blåtinden - å - 93.5 km

Questa volta la partenza è rapida, perchè dobbiamo raggiungere il traghetto-per-bici di Ballstad. Fortunatamente abbiamo scoperto il giorno prima che bisogna prenotare telefonicamente (anche su questo la guida aveva pensato bene di tacere, così troviamo posto su questa barca da pesca dove un simpatico signore in tutona blu stipa un numero eccessivo di bici avendo scoperto che in questo modo guadagna molto di più che pescando. Le bici e i bagagli si caricano e scaricano a braccia con sforzi e rischi eccessivi, il costo è un vero furto, però la navigazione è piacevole e permette di arrivare alla cittadina di Nusfjord, che vale la pena di essere visitata (alla pagina successiva la foto del barcaiolo ladro). Una ventina di chilometri prima dell'imbarco avevamo anche affrontato l'unica vera salita delle isole, verificando che la tenuta atletica era ancora ottimale. Lasciata Nusfjord (nel frattempo siamo su una nuova isola, Flakstadøya) si sale un po', ma è peggio il perseverante vento contrario che incontriamo nella baia successiva. Verso Ramberg riesco, elaborando con arguzia alcuni impercettibili segnali che giungono dall'Anto, a capire che lei vorrebbe fermarsi a vedere di nuovo il sole a mezza-notte, così, dopo aver tentato di affondare in una palude ed esser-ci inoltrati per un po' fra i prati, ci svacchiamo sulla costa e dormic-chiamo un po'. Il "tramonto", no-nostante il perdurante cruccio sull'ora legale, è veramente note-vole, e il sole scende fino a po-ciare con la pancia in acqua, per poi andare via in orizzontale per un po', e cominciare a risalire ver-so l'una e mezza. A quell'ora ri-partiamo, e in una stupenda luce rosa e un silenzio perfetto ci godiamo i quasi trenta chilometri che ci separano da å. Arriviamo nella cittadina con il nome più corto del mondo (foto pag. succ.) in condizioni pressoché terminali, e piazziamo la tenda nel primo po-sto piatto che incontriamo, ad ore 4.30, quando il sole sta ormai sorgendo anche su questo lato dell'isola (che non è più quella di prima, bensì Moskenesøya, l'ul-tima fra quelle che toccheremo).



XVII giorno - XIV tappa - å - Bodø - 4 km

L'ora del risveglio è terribilmente vicina a quella a cui siamo andati a dormire, ciononostante trovia-mo le energie per smontare la tenda e caricare i bagagli, per poi visitare la cittadina che vale davvero la pena. Il museo della pesca e il museo dello stoccafisso sono due perle, così come la panetteria (che a prezzi decisamente eccessivi) fornisce dei panini e delle focacce succulente. Ormai perfettamente ferrati su tutto quanto riguarda il merluzzo, consumiamo fiaccamente i 4 chilometri che ci separano dal Ferry che ci riporterà sul continente, e facciamo la traversata sotto un cielo ancora fantasticamente terso, che in 4 giorni non ci ha fatto vedere neanche una goccia di pioggia. Le vette delle Lofoten si allontanano all'orizzonte, il sole cuoce i passeggeri, l'Anto dorme e io mi consolo con un paio di panini. A Bodø prima di salire sul treno che ci porterà a Trondheim c'è il tempo per controllare la posta elettronica e consumare un sostanzioso Kebab con patatine fritte e coca cola, consacrato da un gelato Nestlè ricoperto di cacao. La coscienza urla, lo stomaco esulta. Le cuccette sono abbastanza confortevoli e sono dotate anche di monodose di acqua potabile in tetrapak.


XVIII giorno - XV tappa - Bodø - Grimsbu - 60 Km

Dopo un rifornimento di fragole e un tentativo fallito di trovare un giornale italiano (c'era solo la gazzetta dello sport!) partiamo da Trondheim con un altro treno per Tynset, dove inizia la terza parte del nostro viaggio, poco più di 300 km fino ad Oslo dove ci imbarcheremo per il ritorno. Resi saggi dalle passate esperienze, ci procuriamo una cartina quasi decente, e riusciamo a sbagliare strada solo una volta. Il panorama è molto boscoso e bello (vedi foto sotto), con delle deliziose case in legno che chiederebbero di essere fotografate una ad una. La strada sale abbastanza, ma la giornata si conclude con una piacevole vallata in leggera salita che ci conduce fino al bellissimo campeggio di Grimsbu, proprio verso il limite delle nostre energie.


XIX giorno - XVI tappa - Grimsbu - Ringebu - 105 km

La cartina ci anticipa un tappone dolomitico, e la strada non deluderà le aspettative. Si comincia soft con una decina di chilometri in leggera pendenza, poi si sale un po', assestandosi lungo un fiume che si fa lago in mezzo ai boschi, per poi iniziare a fare veramente sul serio ed inerpicarsi su per una terribile rampa che conduce su un altipiano pelato. (fortunatamente prima della rampa eravamo riusciti ad incontrare esattamente all'ora di pranzo un bar dove servivano un gelato che andava straordinariamente d'accordo con le fragole che avevamo preventivamente tagliato e leggermente zuccherato?). (per l'altipiano, non per il gelato, vedere la foto alla pagina successiva) Sulla cima dell'altipiano pelato ci concediamo un bagno in un laghetto melmoso ma calduccio, per poi scoprire che la cima non era proprio la cima, e che il pelato continuava a saliscendi per un bel po'. L'Anto vorrebbe stabilirsi lassù per la notte, ma a me il posto mette una inspiegabile ansia, e, grazie anche allo scarso appeal dei campeggi disponibili, la convinco a scendere a valle. La discesa è piacevolissima ed arriviamo in un battibaleno a Ringebu, dove abbiamo scoperto esserci un concerto per organo e voce in una stupenda chiesa in legno del 1200. purtroppo la suddetta chiesa è in cima ad un chilometro di salita ripidissima, così mentre io sono cullato dalla bellezza della musica e della chiesa, l'Anto medita seriamente l'abbandono del tetto coniugale. Le cose si complicano ancora di più quando il campeggio decide di piazzarsi a più di 7 chilometri dalla chiesa (e sono già le 22.30) e degenerano definitivamente quando per in aggiunta lo stesso si adagia nei pressi dell'autostrada. Neppure il delizioso risotto Knorr che le servo a cena riesce a rompere il gelo. Però la chiesa era proprio bella?



XX giorno - XVII tappa - Ringebu - Lillehammer - 80 km

Anche il tempo congiura contro di me, e come se l'umore dell'Anto non fosse sufficientemente cupo, minaccia seriamente di piovere. Per di più il tentativo di risparmiare dislivello rimanendo sul fondo valle invece che scegliendo il percorso montano indicato dalle nostre cartine, si rivela fallimentare e ci ritroviamo a salire e scendere lungo le pareti della valle, molto più di quanto non avremmo fatto scegliendo la montagna. E poi comincia a piovere. Per un po' ci ripariamo ( e pranziamo) nel garage di una signora che sta verniciando pezzi della sua casa mentre i suoi due figlioletti tentano di demolire la rimessa senza che la signora in questione si scomponga minimamente, poi decidiamo che ha smesso, e dopo 10 minuti ci troviamo inesorabilmente sotto la pioggia battente. La strada continua a saliscendere, anche se un po' meno che al mattino, e verso le quattro decidiamo di arrenderci e prendiamo una stanzetta in un camping a Tretten. Neanche il tempo di abboccarsi sul letto, che smette di piovere e il cielo si apre, così, dopo aver commosso il proprietario che ci restituisce addirittura tutti i soldi, ripartiamo per Lillehammer, sperando di non avere fatto una cazzata. Fortunatamente il tempo tiene, la strada è molto bella (benchè inizialmente salga abbastanza), e il lungo avvicinamento alla città dei giochi olimpici invernali del 94 (?) è tutto sommato piacevole. Alla pizza al taglio dove ci fermiamo a chiedere informazioni sull'ostello troviamo una signora indiana che per una cifra ragionevole ci offre due letti a casa sua, così terminiamo la giornata nel suo letto matrimoniale, mentre lei si autoesilia in un'altra stanzetta.



XXI giorno - XVIII tappa - Lillehammer - Gjovik - 50 km

La tappa prevista è talmente breve che ce la prendiamo con comodo e tentiamo di visitare Lillehammer, che però non offre un granchè. Così partiamo lungo il percorso che ci indica la nostra cartina, prima lungo la principale e poi lungo stradine secondarie che saliscendono nel bosco, dove ci fermiamo a raccogliere mirtilli. I miei loschi intenti di papparceli a pranzo affogati nel gelato sono bloccati dall'Anto che propone di portarli alla famiglia Servas che ci ospiterà alla sera. A malincuore accetto. Dopo pranzo ci permettiamo addirittura un pisolino a Moelv, dove un ponte ci conduce sull'altra sponda (est) del lago, che seguiamo docilmente fino a Gjovik. Qui la nostra ospitante si rivela una simpaticissima persona, con cui si instaura immediatamente un gran feeling, che rischia di sfociare in amore aperto quando concludiamo la cena con i nostri mirtilli più le sue fragole e una vascona di gelato alla vaniglia. Dopo cena, benchè quasi tramortito dalle tre o quattro porzioni di gelato, riesco a seguire l'Anto, la signora e la figlia in un giro turistico della cittadina, che le nostre due amiche coronano con un bagno in piena digestione in un laghetto artificiale freddino nell'aria fresca della sera. Ma sopravvivono, anzi, sono proprio contente.



XXII giorno - XIX tappa - Gjovik - Eidsvoll - 82 km

Lasciata a malincuore Siri, riprendiamo a costeggiare il lago, ma la strada è brutta e trafficata. In pausa pranzo l'Anto decide di fare la norvegese e fa un bagno nelle gelide acque del lago, mentre io le preparo un paio di panini, ancora in piena digestione dopo la faraonica colazione ingurgitata. Poi la strada migliora e riusciamo a sbattere nella ciclabile che dovrebbe arrivare ad Oslo. In compenso il tempo peggiora e iniziamo a fare lo slalom fra gli acquazzoni, che non riescono a pigliarci, nonostante ci fermiamo di nuovo a cogliere mirtilli del bosco, memori del grande successo del giorno prima. Arriviamo dai nostri nuovi ospiti Servas proprio quando sembra stia per iniziare il finimondo, che però poi non arriva. Loro abitano in una bellissima casa isolata ai confini con la campagna, hanno un cane nero che si chiama Bianca, e una bimba di due mesi che non ha ancora un nome. Lui fa il giornalista, e praticamente ci interroga per tutta la serata. Io approfitto della sua distrazione per mangiarmi tre porzioni di uno sconosciuto ma buonissimo "pesce lupo", con patate arrosto. Passiamo il dopocena ad assistere ad "Emil", un vecchio film svedese dello stesso autore di Pippi Calze lunghe, che piace un sacco all'altra figlia dei signori, è che nonostante seri problemi di comprensione delle lingua, diverte molto anche noi. Peccato che la sauna nel bagno sia ancora in costruzione?


XXIII - XX tappa - Eidsvoll - Oslo - 72 km

Ci separiamo a malincuore anche da loro, e ci avviamo verso Oslo, lungo strade via via sempre più brutte e con indicazioni sempre più vaghe. L'ingresso in città è una delle parti più snervanti di tutto il viaggio, e per fare 10 km spendiamo che le energie che ci sarebbero bastate per 40. Comunque alla fine riusciamo ad arrivare in centro, e le ultime forze di permettono di spingere le biciclette sul viale principale dalla stazione al Palazzo Reale dove ci aspetta l'amica dell'Anto e ha termine la nostra avventura ciclistica.


Purtroppo c'è una piccola appendice. Il giorno dopo, due ore prima dell'imbarco sul ferry per la Danimarca, decido di andare a comperare il salmone per i parenti. Mi trovo in uno degli ostelli di Oslo, l'Anto è a spasso con la sua amica, e le biciclette sono legate davanti all'edificio con l'unica catena di cui disponiamo. Il negozio è lontano e io decido che è meglio se vado con la bicicletta, che è meglio se mi porto dietro la catena, e che se lascio tre quarti d'ora la bici dell'Anto legata solo con gli elastici, non succede niente. Tornato dal negozio incontro l'Anto che sta salutando l'amica e insieme ci dirigiamo all'ostello. Prima dell'ultima curva io dico "basta che adesso non ti abbiano portato via la bici?". Infatti.




Per vedere un po' di foto, consiglio vivamente il sito di Cerdic, un amico svizzero conosciuto durante il viaggio, che ha fatto più o meno lo stesso percorso http://mypage.bluewin.ch/cedric.favre/carn_f.htm